12 Mag Barriere architettoniche
Barriere architettoniche: cosa sono e soluzioni per l’abbattimento
Barriere architettoniche: definizione, abbattimento e bonus
Il quadro attuale
Le barriere architettoniche sono un tema molto dibattuto e di fondamentale importanza perché qualsiasi cittadino sia egualmente incluso e abbia pari opportunità indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche. Ma di cosa si tratta?
Si considerano barriere architettoniche gli impedimenti che limitino o rendano impossibile il diritto all’accesso a spazi e strutture agli utenti con disabilità o capacità motorie temporaneamente o permanentemente ridotte. Questi limiti strutturali talvolta rendono complesso, se non impossibile, anche l’accesso a servizi di base irrinunciabili.
La normativa a protezione dei soggetti diversamente abili e delle loro famiglie è stata introdotta in Italia già a partire dagli anni ‘70, andando a regolare in modo via via sempre più chiaro quali dovessero essere i criteri necessari per abbattere le barriere architettoniche esistenti e per evitare di crearne di ulteriori nella progettazione di nuove costruzioni. Oltre a queste norme legate a stretto giro a un piano di politiche sociali, le disposizioni hanno introdotto progetti, bandi e agevolazioni economiche per incentivare il rinnovamento degli impianti esistenti. Fra questi interventi, l’esempio più recente è contenuto nella nuova Legge di Bilancio 2022: è con questo documento che Ministro e Governo hanno introdotto un bonus del 75% per la realizzazione e il rinnovamento di impianti che migliorino l’accessibilità interna ed esterna degli stabili, favorendo quindi l’adattabilità dell’urbanistica alle necessità di tutti.
Le barriere architettoniche più comuni
Fra i tanti ostacoli, che i soggetti con condizioni di disabilità possono trovare sul loro percorso quotidiano, si possono considerare una serie di caratteristiche strutturali molto comuni: porte e corridoi troppo stretti, pendenze eccessive, scale e spazi di manovra insufficienti. A queste si aggiungono altre specifiche strutturali che riducono la possibilità di fruizione nonostante non siano così evidenti: balconate in cemento che ostruiscono la visibilità a persone in sedia a rotelle, banconi di troppo alti, servizi igienici inadeguati e percorsi in ghiaia o poco curati che ostacolano la percorribilità con sedia a rotelle o stampelle.
Nell’edilizia pubblica, in particolare per quanto riguarda strade e marciapiedi, inoltre, si può notare la mancanza di percorsi per ipovedenti e di segnalatori acustici ai semafori. Si possono osservare, poi, ostacoli non segnalati posti sui percorsi pedonali. In linea di massima, è possibile includere nella definizione di barriera architettonica le caratteristiche che danno origine a difficoltà nella fruizione degli ambienti da parte degli utenti. Queste caratteristiche possono anche incidere sulla sicurezza, così come creare difficoltà di percezione sensoriale. Anche nei trasporti esistono ostacoli che impediscono la fruibilità dei servizi.
Con lo sviluppo e l’avanzare delle nuove tecnologie, sono venuti a crearsi anche ulteriori impedimenti: le barriere architettoniche virtuali che limitano le possibilità di accesso ai siti di enti e aziende private.
Riferimenti normativi
Per la tutela degli utenti affetti da disabilità, il legislatore ha nei decenni costruito, sia a livello nazionale che limitatamente alle singole Regioni, un quadro normativo adeguato a offrire tutte le direttive necessarie per la realizzazione di studi e interventi per la gestione e il superamento del problema.
Mentre con la Legge n. 118 del 1971, a cui fece poi seguito il regolamento attuativo contenuto nell’Art. 27 del D.P.R. 384/1978, il legislatore cominciò a stabilire in modo chiaro le prime linee guida da seguire per offrire l’accesso alle strutture e agli spazi pubblici, è con il Decreto Ministeriale n. 234 del 15 giugno 1986 che si cominciò a delineare un quadro normativo riguardante gli interventi relativi agli stabili privati. Questo testo indica in modo chiaro e specifico le tecniche di progettazione per rendere effettivamente accessibili gli stabili privati e di residenza pubblica. Questa norma è ancora oggi un modello di riferimento nel percorso procedurale e progettuale atto a superare e abbattere le barriere architettoniche, canoni da rispettare anche in caso di lavori pubblici e relativi appalti.
Di rilievo troviamo anche la Legge 13/89 con la quale si intende favorire interventi riguardanti le attività di abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati, nonché il suo decreto di attuazione il D.M 236/89 il quale definisce tutte le caratteristiche tecniche degli interventi che possono riferirsi a diverse categorie di lavori, come ad esempio il rifacimento degli impianti di ascensori, l’inserimento di servoscala o di piattaforme elevatrici.
Seppur con alcune deroghe limitate a casi specifici che non possono essere gestiti diversamente, queste indicazioni devono essere applicate nella costruzione di nuovi fabbricati e abitazioni così come nella ristrutturazione di quelli già esistenti. A questa serie di norme di base, si aggiungono poi alcune iniziative temporanee atte a incentivare l’attuazione di interventi di rifacimento e abbattimento delle barriere architettoniche. L’ultima in ordine temporale è contenuta nella Legge 234/2021, più nota come Legge di Bilancio 2022, e consiste in un contributo statale per la realizzazione di interventi mirati allo scopo.
Bonus 75%: cos’è e a chi è rivolto?
La Legge di Bilancio 2022 prevede un’agevolazione del 75% per le spese sostenute nel realizzare interventi atti a conseguire l’eliminazione delle barriere architettoniche presenti in stabili privati già esistenti e realizzati prima dell’emanazione della legge.
Si può accedere a questa agevolazione esclusivamente per portare avanti interventi utili a migliorare la mobilità del disabile sia all’interno che all’esterno dell’unità. Per poter accedere a questa iniziativa non è comunque necessaria la presenza di un disabile all’interno dell’unità immobiliare o nello stabile.
Il bonus può essere richiesto anche per le modifiche agli impianti che abbiano lo scopo di migliorare l’automazione della struttura nel suo complesso o dell’unità abitativa, con lo scopo primario di ridurre le barriere architettoniche sia dell’unità che dell’intero stabile. L’agevolazione è prevista per l’installazione di impianti nuovi, ma può essere utilizzata anche per coprire le spese legate alla rimozione e allo smaltimento dei materiali di un impianto già presente e da sostituire proprio perché inaccessibile ai disabili.
Interventi possibili e relativi limiti di spesa
Sono diverse le possibilità di intervento che il legislatore ha previsto e fra cui è possibile scegliere se si intende accedere al Bonus 75%. Fra quelle più importanti in materia, più funzionali e più scelte in fase di richiesta del bonus è possibile trovare:
• installazione di ascensori, montacarichi e montascale;
• adattamento e creazione di parcheggi per disabili;
• ristrutturazione di servizi igienici;
• ammodernamento di impianti elettrici e di elettronica e installazione di videocitofoni, così come altri strumenti di domotica e automazione;
• ammodernamento di viali di accesso per ipovedenti;
• costruzione di rampe per l’accesso.
Come già avvenuto in passato per altre agevolazioni offerte dallo Stato, anche in questo caso il legislatore ha stabilito un tetto massimo di spesa. Questi parametri si applicano in base al tipo di immobile. I parametri di spesa da tenere in considerazione nella fase di progettazione degli interventi sono quindi diversi:
• 50.000 euro per case unifamiliari o unità immobiliari che fanno parte di edifici plurifamiliari, ma che siano comunque indipendenti e che abbiano uno o più accessi autonomi dall’esterno;
• 40.000 euro da moltiplicare per il numero di unità che fanno parte di un edificio o condominio composto da un numero di unità immobiliari compreso fra due e otto;
• 30.000 euro da moltiplicare per il numero di unità che fanno parte di un edificio o condominio composto da più di otto unità immobiliari.
Il totale erogato relativamente a questo bonus ammonta a un importo che corrisponde al 75% delle spese sostenute nel complesso, tenendo comunque sempre in considerazione i limiti sopra elencati.
Come ottenere le detrazioni
Esattamente come altri bonus previsti dalla Legge di Bilancio 2022, anche per questo bonus i contribuenti potranno scegliere fra diverse soluzioni: detrazione, cessione del credito e sconto in fattura.
Per la detrazione, l’importo verrà suddiviso e dedotto in 5 rate annuali di identica entità da utilizzare direttamente alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Nel caso invece della cessione del credito, il soggetto o i soggetti coinvolti scelgono di cedere il credito di imposta all’impresa che ha effettuato gli interventi di ristrutturazione.
Per ultimo, lo sconto in fattura: in questo caso, l’impresa intervenuta applicherà uno sconto sul totale dovuto per gli interventi, anticipando di fatto il valore dei materiali e della manodopera necessaria per l’attuazione dei lavori.
Vantaggi
Dal punto di vista puramente economico, i vantaggi nel procedere con la domanda e le pratiche per accedere a questa agevolazione sono indiscutibili: la possibilità di fare lavori di ammodernamento di questa portata ha quasi sempre costi elevati che spesso fanno da freno all’iniziativa. Accedere a un’agevolazione che copre una parte importante dei costi può quindi risolvere questo problema. Si tratta comunque di un’iniziativa temporanea che, almeno per il momento, verrà interrotta il 31 dicembre 2022.
Oltre all’aspetto economico, è bene considerare anche i vantaggi pratici e sociali delle opere di ammodernamento: intervenire su aspetti strutturali poco funzionali, ottenendo così la relativa dichiarazione di accessibilità, rende più semplice la vita quotidiana di chi per ragioni fisiche, spesso indipendenti dalla propria volontà, si vede limitare quotidianamente le proprie possibilità. In una società che ci richiede di fare la nostra parte per offrire a tutti pari opportunità, intraprendere iniziative di ammodernamento può rivelarsi anche un ottimo investimento sulla salute e sul futuro della società.
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